7 Giugno 2019, Comments: Commenti disabilitati su Marisa Busanel

È un’artista ingiustamente dimenticata, come sostiene Martina Corgnati nel volume Artiste. Dall’impressionismo al nuovo millennio, edito da Bruno Mondadori nel 2004. L’unico catalogo su di lei, peraltro di difficile reperibilità, è infatti quello di E. Mascelloni (a. c. di) per la mostra retrospettiva presso la Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto, nel 1992. Eppure Marisa Busanel, nata a Venezia nel 1933 e prematuramente deceduta a Roma nel 1990, è stata, come scrisse Fabiana Sargentini, una delle poche, temerarie artiste italiane, che non conosceva le vie di mezzo né i compromessi. Prima attrice, poi pittrice e militante comunista, compagna per molti anni dello scultore Leoncillo, si racconta che una volta venne fermata a Londra dalla polizia di frontiera perché insieme al passaporto presentò la tessera del PCI. “I suoi quadri – dice ancora la Sargentini – sono drammatici, dolorosi, autentici: vestiti usati attaccati su tavole di casse da imballaggio, visi di donna, nudi di schiena, autoritratti senza volto, strappi ricuciti come sfregi”. Una sua opera viene inserita da Achille Bonito Oliva nella XLV Biennale di Venezia (1993) “Punti cardinali dell’arte”. Nel 1981 realizzò con l’Archivio-orolontano l’opera libro collettiva con Angelo Caligaris, Alfonso Filieri, Giancarlo Limoni, Suzanne Santoro, Le mura di Tebe, con testi in greco antico di Emilio Villa. Nel 2010 una sua opera personale Le mura di Tebe sempre con un testo di Emilio Villa, viene presentata alla Biennale foggiana Rigorosamente Libri.