23 Aprile 2016, Comments: Commenti disabilitati su Robert Barry

Robert Barry è uno dei pionieri del concettualismo americano, nato a New York nel 1936. Fin dagli anni ’60 condivide la critica concenttuale dell’opera d’arte, rinunciando nelle sue performance ed installazioni ad ogni funzione espressiva, narrativa e rappresentativa dell’arte.

Barry utilizzava il linguaggio come suo strumento principale, svelando la “leggerezza concettuale” dell’arte nel momento in cui è privata di ogni volontà espressiva e stilistica, fino a rasentare l’asciutta reversibilità di un’equazione matematica.

Barry ha cercato di ridurre l’oggetto artistico al minimo ingombro materiale, identificando l’opera d’arte con le descrizioni di oggetti invisibili, la cui testimonianza si riduce ad un debole riflesso della fisicità.

Uno degli episodi più rappresentativi della sua carriera fu nel 1969 quando, per una sua mostra personale alla galleria Art Project di Amsterdam, si limitò ad affiggere sulla porta l’avviso: “L’esposizione rimarrà chiusa per tutta la durata della mostra”, con la galleria effettivamente chiusa.

L’artista utilizza le parole dipingendole su muri o tele, applicandole a pareti, stampandole su carta, proiettansole su diapositive o scolpendole su vari supporti.

Un esempio è la mostra del 1996 in cui Berry stampa sui muri di Dum Umeni a Brno le parole “believe”, “remember”, “decide” e “realize”.

I termini utilizzati dall’artista sono attinti abitualmente da una lista di circa 200 vocaboli di diversa provenienza. Le opere non hanno alcuna valenza semantica, non celano nessun significato recondito. Ogni parola è scelta in base alle situazioni e ai luoghi dove espone.

Durante una delle sue performance, invitò un certo numero di persone a scrivere un segreto su dei pezzi di carta, proponendo agli spettatori di indovinare il mistero avendo come unico indizio gli stessi fogli carbonizzati.