24 Aprile 2016, Comments: Commenti disabilitati su Jiří Kolář

Jiří Kolář (Protivìn, Boemia,1914 – Praga, 2002) Insieme a Ladislav Novák, è stato tra i pochi poeti cechi ad abbandonare attorno al 1960 la scrittura poetica tradizionale e a cercare nuove forme di espressione. Kolar, tuttavia già dagli anni Cinquanta aveva cercato di esplorare forme espressive che contemplassero a un tempo testo e immagine. Di famiglia povera, lavorò come falegname prima di scoprire l’arte e la poesia. Fu la traduzione ceca di un testo di Filippo Tommaso Marinetti, Parole in libertà, a porlo sulla strada della poesia moderna. Aveva sedici anni e viveva a Kladno, vicino Praga, dove la famiglia si era trasferita. Importante per la sua formazione artistica sarà anche il Surrealismo, dal quale deriverà la tecnica del collage, di cui arriverà a classificare, nel suo Dizionario dei metodi (1986), ben 108 varianti. Nel 1941 pubblica la sua prima raccolta poetica e l’anno successivo insieme ad altri artisti e al teorico dell’arte J. Chalupecky, fonda il “Gruppo 42”. Nel 1946 partecipa alla liberazione del campo di Auschwitz e si trasferisce a Praga, dove viene assunto come lettore in una casa editrice. La sua poesia, spesso di carattere diaristico, assume il carattere di valore testimoniale, sempre a difesa degli umili. Nel 1953 viene arrestato per sovversione. Con “I poemi del silenzio” (1959-1960) abbandona definitivamente la poesia lineare e si dedica a quella che lui chiama “poesia evidente”, ossia immagini ottenute destrutturando la parola. Illustra episodi della “Primavera di Praga” ed è firmatario con Vaclav Havel ed altri intellettuali di “Charta 77”, documento con cui si chiede il rispetto dei diritti civili in Cecoslovacchia. Nel 1980 emigra a Parigi e fonda la Rivista K, dedicata agli artisti cechi esuli in Francia. Nel 1990 è presente alla Biennale di Venezia. “Attraverso le sue forbici – ha scritto dei suoi collage Claudio Parmiggiani – l’alfabeto ha trovato il suo delirio e il suo paradiso”.