23 Aprile 2016, Comments: Commenti disabilitati su Vincenzo Agnetti

Vincenzo Agnetti si diploma all’Accademia di Brera e segue la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Esordisce alla fine degli anni Cinquanta in ambito della pittura informale e della poesia. Collabora col gruppo Azimut (Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e Piero Manzoni) e alla rivista Azimuth con la pubblicazione di Non commettere atti impuri. Nel 1962 si trasferisce in Argentina per lavorare nel campo dell’automazione elettronica. In quel periodo, chiamato dall’artista liquidazionismo o arte no (rifiuto di dipingere) spariscono le sue produzioni “pre-artistiche“. Nel 1967 tiene la prima personale (Principia) al Palazzo dei Diamanti a Ferrara. All’attività artistica affianca una intensa attività di saggista, scrittore e teorico.[1] Vincenzo Agnetti muore improvvisamente per emorragia cerebrale nel 1981, colto ancora nel pieno della sua attività.[2] Tra i critici che hanno scritto di lui ricordiamo Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Bruno Corà, Maurizio Fagiolo, Paolo Fossati, Marco Meneguzzo, Daniela Palazzoli, Italo Tomassoni, Tommaso Trini e Giorgio Verzotti.